La Luce e la vita

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Le Religioni e l’Aldilà

 

- Cosa dice l'Islam sul giorno del giudizio?

Come i cristiani, i musulmani credono che la vita attuale è solo un periodo di preparazione a prova per il  futuro regno dell'esistenza. Questa vita è una prova per ogni individuo della vita dopo la morte. Verrà un giorno in cui l'universo intero sarà distrutto e i morti risorgeranno per l'intervento di Dio. Questo giorno sarà l'inizio di una vita che non finirà mai. Questo giorno è il giorno del giudizio. In quel giorno, tutti i popoli saranno ricompensati da Dio secondo la loro fede e le loro azioni. Coloro che moriranno credendo che “Non esiste vero dio ma Dio e Mohammed è il messaggero (profeta) di Dio”, sono musulmani, essi saranno ricompensati in quel giorno e saranno ammessi al Paradiso per sempre, come Dio disse:

E coloro che hanno creduto e operato nel bene, sono compagni del Paradiso e vi rimarranno in perpetuità.  (Corano, 2:82)

Ma coloro che muoiono non credendo che “Non esiste vero dio ma Dio e Mohammed è il messaggero (profeta) di Dio” o non sono musulmani, perderanno il Paradiso per sempre e saranno inviati alle fiamme dell'Inferno, come Dio disse:

Chi vuole una religione diversa dall'Islam, il suo culto non sarà accettato e nell'altra vita sarà tra i perdenti.  (Corano, 3:85)

Ed Egli disse:

Quanto ai miscredenti che muoiono nella miscredenza, quand'anche offrissero come riscatto tutto l'oro della terra, non sarà accettato. Avranno un castigo doloroso e nessuno li soccorrerà.  (Corano, 3:91)

Si potrebbe chiedere, ‘Penso che l'Islam sia una buona religione, ma se mi convertissi all'Islam, la mia famiglia, gli amici e le altre persone mi perseguiterebbero e si prenderebbero gioco di me. Se non mi converto all'Islam, entrerò nel Paradiso e sarò salvato dal fuoco dell'Inferno?’

La risposta di Dio è nel versetto precedente, “Chi vuole una religione diversa dall'Islam, il suo culto non sarà accettato e nell'altra vita sarà tra i perdenti.”

Dopo aver inviato il profeta Mohammed per chiamare il popolo all'Islam, Dio non accetta adesioni ad altre religioni se non all'Islam. Dio è il nostro Creatore e Sostenitore. Egli creò per noi tutto ciò che esiste sulla Terra. Tutte le benedizioni e le cose buone derivano da Lui. Così, dopo tutto ciò, quando qualcuno rifiuta la fede in Dio, il Suo profeta Mohammed , o la Sua religione dell'Islam, sarà punito nell'aldilà. Ora, lo scopo principale della nostra creazione è di adorare solo Dio e di obbedirgli, come Dio disse nel Sacro Corano (51:56).

La vita che viviamo attualmente è molto breve. I non credenti nel giorno del giudizio penseranno che la vita vissuta sulla Terra sia solo un giorno o una parte del giorno, come Dio disse:

 “Quanti anni siete rimasti sulla Terra?” Risponderanno: “Siamo rimasti un giorno o parte di un giorno....”  (Corano, 23:112-113)

Ed Egli disse:

 Pensavate che vi avessimo creato per celia e che non sareste stati ricondotti a noi? Sia esaltato Dio, il vero Re. Non c'è altro dio all'infuori di Lui...  (Corano, 23:115-116)

La vita nell'aldilà è vera vita. Non è solo spirituale, ma anche fisica. Ci vivremo con le nostre anime e i nostri corpi.

Facendo un paragone tra questo mondo e l'aldilà, il profeta Mohammed disse: {Il valore di questo mondo comparato con l'aldilà è come ciò che le vostre dita vogliono afferrare quando tentano di prendere l'acqua del mare.}  Il significato è che, il valore del mondo paragonato con l'aldilà è come poche gocce di acqua rispetto al mare.        (www.islam-guide.com)

 

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- L'aldilà per gli Ebrei  (http://www.filosofiaedintorni.net/pensieroebraico.htm)

 

L'Equità divina si esprime nell'intolleranza al male e nella punizione del peccato. Conformemente, la Torà fornisce un sistema di punizioni che varia secondo la gravità e l'intenzione dell'offesa.

Non si parla in particolare di ricompense o di punizioni dopo la morte.

È chiaro, tuttavia, che la pena del kareth (esclusione) minacciata per le offese alla religione implica un concetto di “esclusione” dalla presenza di Dio nell'aldilà (cfr. Levitico, 20, 2-3): e il concetto implica l'idea di una ricompensa all'obbedienza.

La Scrittura, nondimeno, ritiene necessario gettare un velo su tutto il problema della sopravvivenza nell'oltretomba, per distogliere il popolo dal culto idolatra dei morti con il quale a quei tempi tale credenza si associava. Il giudaismo insegna comunque che esistono una gehenna, l'abisso di fuoco menzionato nella Bibbia (Isaia,30,33), e una dimora di beatitudine, il Gan Eden (il giardino di delizia), e non va oltre.

I malvagi trascorreranno nella gehenna, salvo casi eccezionali, dodici mesi: dopo entreranno nel Gan Eden per godere in compagnia del giusto, secondo l'espressione rabbinica, “lo splendore della Shekinà” (Presenza divina) e la vita eterna. Il Gan Eden, d'altro canto, non è riservato esclusivamente a Israele. L'insegnamento giudaico fa dipendere la salvezza dalla retta condotta, di conseguenza tutte le nazioni sono ammesse alla beatitudine della vita futura.

 
Il Regno di Dio, nell'avvento messianico e nell'adempimento terreno, è solo la preparazione per il compimento del Regno nel mondo sopra-storico e soprannaturale di là da venire, un mondo che, nel linguaggio rabbinico, “mai orecchio aveva udito, né occhio aveva veduto“ (cfr. Isaia, 64, 34).

Ad esso si associano le dottrine della resurrezione dei morti e del Giudizio universale, quando si paleserà la meta delle vie del Signore e quando il Suo fine si sarà adempiuto.

La fede in tale adempimento è condivisa da altre religioni; ma ciò che distingue il giudaismo è l'insistere sul fatto che l'adempimento nell'Aldilà è condizionato dall'adempimento del fine divino nel contesto storico e sociale della vita quotidiana.

 

l problema dell'immortalità dell'anima


L'antico problema dei rapporti tra anima e corpo per l'ebraismo non ha propriamente senso perché il corpo, il corpo vivo (non ne esiste altro, perché il cadavere non è un corpo) è l'anima che informa una materia.

Un corpo vivo è un'anima che posso toccare. Il corpo è una funzione dell'anima, non è un essere diverso dall'anima.

Esiste in ebraico una parola, nefesh, che viene tradotta in greco psyché e in latino anima. Nella tradizione ebraica, l'anima umana è creata e non è per natura consustanziale alla divinità.

L'anima, dunque, non essendo divina, alla morte non ritorna propriamente alla divinità perché non ne è mai uscita. È stata creata, è ontologicamente diversa dalla sostanza della divinità.

In secondo luogo, l'anima umana non preesiste al corpo. Il pensiero ebraico non ha alcuna idea del mito orfico della preesistenza delle anime, della loro caduta nei corpi, della loro trasmigrazione di corpo in corpo.

L'idea che l'esistenza dell'anima nel corpo sia una disgrazia, una catastrofe o la conseguenza di una colpa, le è totalmente estranea.

L'esistenza corporea e fisica, nella tradizione ebraica, non è mai sentita come colpevole né vergognosa né impura.

L'ebraismo non ha alcuna idea di un dualismo sostanziale tra anima e corpo. In ebraico non vi è neppure una parola per designare il corpo nel senso di Platone e Cartesio, come sostanza distinta dall'anima.

C'è invece la parola per designare il cadavere, che non è un corpo. Questa mancanza d'un termine è significativa.

Per l'ebraismo un corpo senz'anima non solo non esiste, ma non ha alcun senso. È soltanto il frutto di un errore di analisi.

Quando non c'è più anima non c'è neppure corpo. C'è solo un cadavere, cioè un mucchio di polvere che si decompone.

 

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Le maggiori religioni e filosofie orientali praticano, con diverse intepretazioni, la dottrina della reincarnazione. (cspbologna)

 

 

- L'Induismo

Nell'Induismo, il Sé, l'anima che sopravvive alla morte, è definito "Atman". L'Atman imperituro è parte del divino, al quale può tornare dopo la morte, se si realizzano determinate condizioni.

In caso contrario si verifica la trasmigrazione.

Nel pensiero induista la concezione del tempo è di tipo ciclico e l'anima ritorna molte volte nell'arco di un lunghissimo periodo di tempo. Tutto ciò che è creato nel mondo vive e poi viene distrutto quando uno di questi grandi cicli, o yuga, finisce. Non è soltanto l'anima, quindi, ad avere un inizio ed una fine.

La cosmologia induista contempla tre regni nei quali l'anima individuale può spostarsi:

· .il regno inferiore - o infernale - è dove domina il desiderio e l'anima che vi è imprigionata è costretta dai propri desideri e sperimenta situazioni infernali;

· il regno di mezzo è quello terreno, ove prevalgono i desideri ma non in senso assoluto, in quanto l'anima ha la possibilità di liberarsene e di salire al regno superiore;

· il regno celeste considera un'anima non più prigioniera del desiderio, ma libera di evolvere.

Dopo la morte l'anima attraversa questi regni fintantochè ritrova la sua situazione ottimale.

La rinascita induista consiste principalmente nel ristabilire l'unità con la realtà cosmica. Diviene così naturale per l'anima reincarnarsi diverse volte e con una similitudine molto pregnante il processo è paragonato all'uomo che butta gli abiti consumati per indossarne di nuovi, così l'anima "getta" il corpo consunto ed entra in uno nuovo per purificarsi, riconoscersi divina e riunirsi all'energia dell'anima universale. Finchè ciò non avverrà l'anima continuerà a reincarnarsi.

Di derivazione prettamente induista, nonostante influssi iniziali mussulmani, i Sikhs credono allo stesso principio della reincarnazione degli Induisti, con la particolarità della credenza dell'arrivo del giorno del Giudizio Universale, in cui le anime verranno assorbile nel Divino, ponendo fine alla ruota delle rinascite.

 

- Il Buddhismo

La dottrina buddhista viene interpretata secondo concezioni relativamente diverse tra loro, e ne citerò qui solo alcune.

Una di queste interpretazioni considera che lo spirito che si reincarna non sia necessariamente dotato di una individualità che passa da una vita all'altra, ma lo considera più simile ad una serie di impulsi che possono essere trasmessi in vari corpi, nella similitudine della fiammella di una candela che ne accenda un'altra: può sembrare che la luce passi da una candela all'altra, ma le fiamme sono separate ed esistono indipendentemente l'una dall'altra.

 

Secondo altre interpretazioni, la vita esiste eternamente: nel passato, nel presente e nel futuro.

Questo spiega l'esistenza del karma passato, cioè di quanto si sia accumulato nelle esistenze precedenti.

Questo significa che il karma passato risiede nella nostra coscienza e, attivandosi ogni momento a causa delle circostanze esterne in cui ci veniamo a trovare, modella la nostra vita condizionandola rigidamente.

Il Sutra della contemplazione della mente afferma:

"Se vuoi conoscere le cause create nel passato, guarda gli effetti che si manifestano nel presente. Se vuoi conoscere gli effetti che si manifestano nel futuro, guarda le cause che vengono create nel presente". 

Nel Buddhismo tibetano è contemplato il bardo (bar = mezzo; do = isola), ovvero l'aldilà nel quale entrano le anime dopo la morte, e questo aldilà è formato da molti regni che rappresentano un piano di coscienza intermedio tra le vite. Queste esperienze risultano codificate nel Libro tibetano dei morti.

 

- Il Taoismo

Il Taoismo può essere considerato un sistema filosofico, nato e diffuso sul territorio Cinese. Esso riveste contemporaneamente caratteristiche di insegnamento, sia pratico che religioso.

Tao significa "via". Il Taoismo, che è documentato a partire dal IV sec. a.C. è in effetti una filosofia assai più antica, tanto che i suoi seguaci credono che esso sia immutabile e sia esistito prima di qualsiasi altra cosa.

Viene contemplata la reincarnazione dell'anima individuale. Il percorso delle anime dopo la morte comprende un giudizio di dieci tribunali, dove l'anima viene giudicata: è una specie di inferno per l'anima, che viene punita ovvero una specie di paradiso per l'anima che viene ricompensata.

Il decimo tribunale è la dimora degli "Amministratori", che presiedono alla reincarnazione ed a scegliere quale tipo di questa.

 

 

 

(continua, in preparazione...)

Islamismo, Ebraismo, Induismo, Buddhismo...

L’Aldilà attraverso i diversi culti religiosi.

Un raggio di luce cominciò a brillare...