La Luce e la vita

Scienza e Fede

 

Nel corso del Cinquecento e del Seicento prese l’avvio quel grande processo di rivoluzione scientifica che, travolgendo completamente la concezione medievale dell’uomo e del cosmo, determinò la visione del mondo ed il sistema di valori che sono tutt’oggi alla base della nostra cultura.

La rivoluzione scientifica ebbe inizio con le osservazioni astronomiche di Niccolò Copernico (1473-1543), che rovesciarono la concezione geocentrica allora diffusa, rappresentata dal sistema aristotelico-tolemaico (IV secolo a.C.-II secolo d.C.).

Secondo quest’ultimo sistema, la Terra era immobile al centro dell’universo, con il Sole, la Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno che ruotavano attorno ad essa in orbite circolari via via maggiori. Le sfere dei pianeti erano circondate dal cielo delle stelle fisse (un cielo per ogni pianeta), che ruotava grazie all'impulso del Primo Mobile (il nono cielo, velocissimo e privo di stelle).

Il movimento del nono cielo era diretta espressione dell’azione di Dio.

In contrapposizione al sistema aristotelico-tolemaico, il nuovo sistema eliocentrico proposto da Copernico poneva il Sole al centro dell'universo, facendone il centro dei moti di rivoluzione dei pianeti.

A Copernico fece seguito Giovanni Keplero (1571-1630), scienziato e mistico che,attraverso un faticoso lavoro sulle tavole astronomiche, poté enunciare le tre leggi del moto planetario, fornendo ulteriore sostegno al modello eliocentrico copernicano.

Il vero mutamento nell’opinione scientifica, tuttavia, fu opera di Galileo Galilei (1564-1642). Utilizzando il telescopio, di allora recente invenzione, Galileo si dedicò ad attente osservazioni astronomiche giungendo a togliere ogni credito all’antica cosmologia ed avvalorando l’ipotesi copernicana come teoria scientificamente valida.

Negli stessi anni in cui Galileo escogitava i suoi ingegnosi esperimenti, Francesco Bacone (1561-1626) formulava esplicitamente il metodo empirico nella scienza.

Bacone giunse ad una formulazione chiara del procedimento induttivo compiendo esperimenti e derivandone conclusioni generali, da verificare in ulteriori esperimenti: egli divenne uno strenuo sostenitore di questo nuovo metodo d’indagine scientifica, attaccando coraggiosamente le scuole di pensiero tradizionali fondate sul metodo deduttivo aristotelico.

Il metodo deduttivo parte da postulati, verità che non sono soggette a verifica,da cui discendono, attraverso il ragionamento logico (il sillogismo), una serie di conseguenze; al contrario, il metodo induttivo proposto da Galileo e Bacone consiste in un processo di astrazione che consente di trovare una regola generale partendo da pochi dati particolari.

 

Con Galileo e Bacone nasce dunque il metodo scientifico, un indirizzo che intende separare l’osservatore dall’oggetto osservato e costruire una prospettiva neutrale per lo sviluppo della conoscenza oggettiva.

Alla base della concezione cartesiana (e poi galileiana) della natura troviamo il fondamentale dualismo tra due regni indipendenti e separati: quello dello spirito, o res cogitans, la “sostanza pensante” e quello della materia, o res extensa, la “sostanza estesa”.

Questa divisione cartesiana tra spirito e materia ha inciso profondamente nel pensiero occidentale nei secoli successivi a Cartesio conducendo, tra l’altro, all’annoso problema circa i rapporti tra mente e corpo che tuttora infiamma il dibattito scientifico.

La rivoluzione scientifica fu coronata dall’opera di Isacco Newton (1642-1728), che scoprì il metodo matematico per descrivere il moto meccanico, giungendo così ad una grande sintesi delle opere di Copernico, Keplero, Bacone, Galileo e Cartesio.

 

La termodinamica e l’entropia

 

Nel XIX secolo, l’applicazione della meccanica newtoniana allo studio dei fenomeni termici condusse alla nascita di una nuova branca della fisica: la termodinamica.

Questa disciplina, nata dallo sforzo speculativo di studiosi quali Boyle, Boltzman, Clasius e Carnot, si occupa dello studio dell’energia, della quale il calore è una forma.

In particolare, vengono analizzati i gas e le loro trasformazioni, che si pongono alla base delle cosiddette macchine termiche, apparati costruiti per convertire calore in movimento, energia in lavoro.

Il principio dell’entropia (o secondo principio della termodinamica) è particolarmente significativo in quanto introduce in fisica l’idea di processi irreversibili.

L’irreversibilità si riferisce al fenomeno per cui l’energia si sposta sempre da uno stato di disponibilità ad uno stato di non disponibilità, nel quale essa si è ormai completamente dissipata nell’ambiente e non è più “recuperabile”.

A questo proposito, l’eminente fisico Sir Arthur Eddington (1882-1944) afferma che l'entropia è la freccia del tempo, nel senso che essa obbliga gli eventi fisici a muoversi dal passato verso il futuro, cioè da una situazione di disponibilità di energia ad un’altra in cui l’energia non è più disponibile.

La nostra coscienza registra continuamente le variazioni di entropia che avvengono nel mondo attorno a noi: vediamo i nostri genitori diventare vecchi e morire; quando ci sediamo vicino a un fuoco vediamo che le braci roventi si trasformano pian piano in ceneri bianche e fredde; ci accorgiamo, da questi ed altri esempi, che il mondo attorno a noi si modifica in continuazione e tutto ciò non è che la manifestazione della seconda legge.

È il processo irreversibile della dissipazione di energia del mondo.

 

Teoria della relatività

 

Einstein, nel 1905, arrivò a dimostrare che nel momento in cui ci muoviamo nella direzione della luce, il nostro tempo rallenta in proporzione e per noi la luce continua perciò a muoversi sempre a ca. 300 mila chilometri al secondo.

Questo fatto comporta che, se arrivassimo in prossimità della velocità della luce, il nostro tempo rallenterebbe fino a fermarsi e che, se fossimo in grado di superare la velocità della luce, il nostro tempo si invertirebbe e comincerebbe a fluire all’indietro.

In altre parole, gli eventi che accadono nella direzione verso cui ci muoviamo diventano più veloci, perché il nostro tempo rallenta, mentre gli eventi dai quali ci allontaniamo diventano più lenti perché il nostro tempo accelera.

Un’altra importante conseguenza del nuovo sistema relativistico è stata la presa di coscienza che la massa non è altro che una forma di energia (E=mc2), al punto che persino un oggetto in quiete ha dell’energia immagazzinata nella sua massa.

 

Energia ed antimateria

 

Il concetto di antimateria risale al 1928 quando Paul Dirac trovò la sua famosa equazione relativistica dell’elettrone. Dirac notò che tale equazione ammetteva due possibili tipi di soluzioni: quella degli elettroni con energia negativa (o dei potenzial ritardati, nei quali la causa è collocata nel passato e le onde divergono) e quella degli elettroni con energia positiva (o dei potenziali anticipati, nei quali la causa è collocata nel futuro e le onde convergono). L’unico modo per interpretare le soluzioni dei potenziali anticipati era di ammettere l’esistenza di particelle «speculari» all’elettrone: i positroni. Queste particelle erano identiche agli elettroni, ma con carica energetica e flusso del tempo invertiti: invece di muoversi dal passato verso il futuro si muovono dal futuro verso il passato.

Dalla fisica quantistica nasce, allora, la descrizione di un universo simmetrico relativamente al verso del tempo: da una parte esiste materia che si muove dal passato verso il futuro, dall’altra anti-materia che si muove dal futuro verso il passato.

Nel 1932 il fisico C.D. Anderson (Premio Nobel nel 1936), dimostra sperimentalmente l’esistenza dell’antielettrone, oggi noto come positrone, l’antiparticella dell’elettrone che si muove a ritroso nel tempo, dal futuro al passato.

 

La sintropia di Fantappiè

 

A partire dal 1941, Luigi Fantappiè, uno dei massimi matematici italiani, sviluppò la ben nota «teoria unitaria del mondo fisico e biologico», in cui introduce il concetto di «sintropia», cioè una nozione di ordine, che si contrappone alla «entropia», legata al disordine. L'importanza di tale concetto sta nel fatto che la sintropia di Fantappiè non viene inserita nella scienza come ipotesi più o meno arbitraria, ma come una conseguenza necessaria e logica della relatività e della meccanica quantistica.

I frattali sono solo uno dei tanti possibili esempi di interazione tra entropia e sintropia.

 

Conclusioni: scienza e religione, la fine di un dualismo?

 

La rivoluzione scientifica iniziata con le opere di Newton e Galileo ha avuto come esito la divisione della cultura in due: da una parte la scienza, in grado di studiare gli aspetti entropici della realtà, e dall’altra la fede, dedicata allo studio degli aspetti sintropici, come ad esempio l’anima e le finalità. L’inserimento della sintropia nella scienza implica un profondo cambiamento culturale che Fantappiè descrive nel modo seguente:

Vediamo ora, in conclusione, che cosa si può dire per la vita. Quello che distingue la vita dalla non vita è dunque la presenza, negli esseri viventi, di questi fenomeni sintropici, finalistici, come fenomeni tipici della vita. Ora come si considera essenza del mondo entropico, meccanico, il princi­pio di causalità, è naturale considerare essenza del mondo sintropico il principio di finalità. Quindi l'essenza della vita è proprio in questo princi­pio di finalità. Vivere, in sostanza, significa tendere a fini. In particolare, nella vita umana, che aspetto prendono questi fini? Quando un uomo è attratto dal denaro, si dice che «ama» il denaro. L'attrazione verso un fine, per noi uomini, è sentita come «amore». Noi vediamo dunque che la legge fondamentale della vita umana è questa: la legge dell'amore. Non sto facendo una predica sentimentale; io vi sto esponendo dei veri e propri teoremi dedotti logicamente da premesse sicure, ma è certo meraviglioso e forse commovente che, arrivati ad un certo punto, quelli che sono teoremi parlino anche al nostro cuore! Infine, Fantappiè afferma che oggi vediamo stampate nel grande libro della natura - che, diceva Galilei, è scritto in caratteri matematici - le stesse leggi di amore che si ritrovano nei testi sacri delle principali religioni. “[…] la legge della vita non è dunque la legge dell'odio, la legge della forza, cioè delle cause meccaniche, questa è la legge della non vita, è la legge della morte; la vera legge che domina la vita è la legge dei fini, e cioè la legge della collaborazione per fini sempre più elevati, e questo anche per gli esseri inferiori. Per l'uomo è poi la legge dell'amore, per l'uomo vivere è, in sostanza, amare, ed è da osservare che questi nuovi risultati scientifici possono avere grandi conseguenze su tutti i piani, in particolare anche sul piano sociale, oggi tanto travagliato e confuso. […] La legge della vita è dunque legge d'amore e di differenziazione, non va verso il livellamento, ma verso una diversificazione sempre più spinta. Ogni essere vivente, modesto o illustre, ha i suoi compiti e i suoi fini che, nell'economia generale dell'universo, sono sempre pregevoli, importanti, grandi.”

 

—————————————————-

 

Bibliografia

A. Vannini “Coesistenza di passato, presente e futuro, dalle scienze della meccanica alle scienze della vita” 

G. e S. Arcidiacono, Entropia, Sintropia e Informazione, Di Renzo Editore, Roma 1991

A. Einstein, Relatività: esposizione divulgativa, Universale Bollati Boringhieri, Torino 1996,

A. Eddignton, The Nature of the Physical world, Ann Arbor Paperbacks, University of Michigan Press,1958.

J. Rifkin, Entropia, Mondatori, Milano 1982

F.Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli, Milano 1992

I. Newton, Principi matematici della filosofia naturale, a cura di A. Pala, UTET, Torino 1965.

 

—————————————————————

 

 

 

Cosa dice la Chiesa Cattolica?

 

L’avreste mai creduto possibile, in Vaticano?

 

Pontificia Università Lateranense
Accademia Alfonsiana: Cattedra Parapsicologia
“Persino S.Agostino se ne era occupato...”

 

 

Padre Andreas Resch, celebre studioso dei fenomeni paranormali, ex titolare della cattedra di parapsicologia, dice:

 

-“L’uomo non potrebbe sopravvivere soltanto con ciò che si può verificare scientificamente. Esistono dei fenomeni inspiegabili che sono parte essenziale della vita dell’uomo, e di questi si deve prendere atto. Vanno studiati, approfonditi ma non messi da parte se non si trova per loro una spiegazione soddisfacente”.

 

-“Oggi va di moda l’esoterismo. Ma tutto questo riflette una disarmante verità: l’uomo è molto confuso. Sente forte il bisogno di risposte e non trova nessuno in grado di fornirle. Si era affidato alla scienza ma poi si è accorto che questa è diventata troppo complessa e “incomprensibile” per l’uomo comune. Nello stesso tempo, l’uomo non vuole affidarsi alla Chiesa perché teme di sentirsi soffocare dalla sua disciplina”.

 

-“Il segreto sta nel concepire l’uomo nella sua “completa” realtà che è fatta di materia ma anche di spirito. Lo studio dei fenomeni paranormali è importante, perché da il senso di un mondo più vasto e profondo di quello alla portata dei sensi”.

 

-“Certi studiosi cattolici attaccano spesso i fenomeni paranormali e chi si dedica alla ricerca su questi temi. Ma sbagliano.

I fenomeni paranormali, quelli autentici, sono importanti.

Aiutano a capire che il mondo sensibile, quello che vediamo e che tocchiamo, quello studiato dalla Scienza empirica, è solo una piccola parte della grande realtà dell’uomo e della Creazione.”

 

—————————————————

 

Nonostante ciò, però, è bene dire che la posizione ufficiale della Chiesa riguardo alcune pratiche “paranormali” o “spiritistiche” (come l’evocazione defunti o altro) rimane intransigente.

Posizione che può essere facilmente compresa e condivisa in un mondo, quello paranormale, dove la concentrazione di imbroglioni ed approfittatori è elevatissima. Per non parlare dei “rischi” evidenti in talune esperienze.

 

Questa la “linea” ufficiale:

 

Non si può, dunque, in alcun modo affermare che le pratiche spiritistiche siano conciliabili con l'insegnamento della Chiesa Cattolica, o che tali pratiche possano essere espressione di fede nel senso in cui l'intende la Chiesa.

 

- Cercare il contatto con l'aldilà e' segno di :

 

· Ignoranza o scarsa fede nei riguardi di ciò che Dio ci ha rivelato attraverso la Scrittura e la Tradizione

· Incapacità di rassegnarsi alla volontà di Dio che, per motivi solo a Lui noti, ha permesso la morte di un nostro caro e che si aspetta da noi, anche nella prova durissima, l'esercizio della fede, della speranza e della carità.

· Imprudenza, poiché, quando si fanno pratiche apertamente in contrasto con l'insegnamento della Chiesa, ci si mette in un terreno minato dove si può essere vittime di imbroglioni, ciarlatani o addirittura si può rischiare di suscitare l'intervento negativo di spiriti maligni che, approfittando della poca fede di chi e' presente a queste riunioni, potrebbe agire in modo da confondere, spaventare o vessare le anime. Non sono poche le testimonianze di persone che, dopo una pratica spiritistica, hanno manifestato segni di squilibrio anche in modo permanente o hanno dovuto fare ricorso all'aiuto di un esorcista.

Ingenuità di fronte a strani fenomeni che potrebbero avere una spiegazione semplice : se si sentono voci strane non e' detto che esse vengano dall'aldilà, potrebbero essere frutto di allucinazioni, suggestione, mitomania, o semplicemente provenire da una persona viva e vegeta, un radioamatore per esempio.

 

Sullo spiritismo

 

Premesso che la Chiesa non intende mai condannare le persone, specialmente quelle afflitte da sofferenze gravissime per un lutto recente, è tuttavia necessario, anche e soprattutto per questi nostri fratelli, chiarificare che Essa ha sempre condannato le pratiche spiritistiche. Già l’Antico Testamento è chiaro a questo proposito (Dt 18,12), così come il Nuovo Testamento (At 13,6-12; 16,16-24; 19,18-20). La condanna dello spiritismo è stata trasmessa ininterrottamente attraverso l'insegnamento dei Padri e dei Dottori della Chiesa fino al responso negativo del S. Uffizio del 24 Aprile 1917 sulle comunicazioni spiritistiche. Questo responso e' stato confermato dal Catechismo della Chiesa Cattolica ai n. 2116 e 2117. In esso si respingono, tra le altre, la pratica della evocazione dei morti e il ricorso ai medium e si mette in guardia i fedeli dallo spiritismo. Vista la diffusione di tali pratiche anche tra i cattolici la Conferenza Episcopale della Toscana ha pubblicato la Nota pastorale " A proposito di magia e demonologia". Al n. 9 della Nota si parla delle sedute spiritiche e, riferendosi a chi fa tali pratiche, si dice che " ... in realtà essi introducono una forma di alienazione dal presente e operano una mistificazione della fede nell'aldilà, generalmente con trucchi agendo di fatto come strumenti di forze del male che li usano spesso per fini distruttivi, orientati a confondere l'uomo ed allontanarlo da Dio". Se e' chiara, come abbiamo visto, la posizione della Chiesa su questo argomento, e' anche chiaro che essa non può cambiare solo perché cambiano i modi per comunicare con i defunti : anche se non ci si riunisce intorno ad un tavolino, ma si cerca la voce del proprio caro nella televisione, nella radio, nel registratore o nel computer il processo e' lo stesso perché e' sempre un modo per evocare, cioè chiamare, il defunto. Non si può, dunque, in alcun modo affermare che le pratiche spiritistiche siano conciliabili con l'insegnamento della Chiesa Cattolica, o che tali pratiche possano essere espressione di fede nel senso in cui l'intende la Chiesa Cattolica. ("In Altum" )

Dalla rivoluzione scientifica alla neghentropia.

Scienza e Fede, un conflitto insoluto?

Un raggio di luce cominciò a brillare...